IN ADOLESCENZA CIBO E CORPO POSSONO ASSUMERE SFUMATURE E SIGNIFICATI DIVERSI CHE RIGUARDANO CRESCITA E SVILUPPO, MA ANCHE ANSIE E PREOCCUPAZIONI CHE POSSONO SFOCIARE IN DISMORFOFOBIE, QUINDI PERCEPENDOSI O TROPPO GRASSI O TROPPO MAGRI.
Il cibo è gusto, profumo e colore; sin dalla più tenera età impariamo a conoscerlo anche come mezzo per entrare in contatto con i nostri cinque sensi, e in età più adulta per entrare in contatto con culture e sapori diversi.
Impariamo a conoscerlo anche nella sua accezione relazionale : il neonato si nutre “di latte e di contatto” e in età adulta il pasto rimane un momento di convivialità e di relazione. Con la differenza che nell’infanzia la scelta dell’alimentazione è compito dei genitori , mentre con l’adolescenza diventa via via sempre più di competenza del ragazzo stesso.
In questo percorso sono frequenti slanci verso scelte autonome e ritorni ai cibi dell’infanzia, sono altresì ricorrenti momenti di maggior appetito e altri di calo dell’appetito stesso, di riduzione o aumento dell’alimentazione, di eliminazione o di ricerca di determinati alimenti.
La crescita e la maggior indipendenza trasformano il nostro modo di alimentarci così come trasformano il nostro aspetto fisico e questo avviene non con una linearità e continuità ma con una serie di fasi discontinue che ci fanno sentire in “montagna con passaggi in salita e più accidentati ed altri in discesa, più facili ma sempre impegnativi”.
Il cibo dunque richiama il senso di nutrimento, di benessere , di salute, di crescita corporea e ancora più relazionale. Per questo dobbiamo pensare che turbamenti, preoccupazioni, desideri e aspettative possono esprimersi anche attraverso la corporeità e l’alimentazione.